Le avanguardie
Ho deciso di sviluppare questo tema scegliendo, come tipologia, l’articolo di giornale, e come titolo
CUBISMO E ASTRATTISMO: DA BRAQUE A KANDINSKIJ
Dell’articolo, scritto in occasione della recente mostra “Dalla Scapigliatura al Futurismo” a Milano, a Palazzo Reale, immagino la pubblicazione su un settimanale, tipo Panorama, come introduzione all’arte del primo Novecento, nata dalle avanguardie artistiche e letterarie in Europa.
Abbiamo visitato la mostra “Dalla Scapigliatura al Futurismo” a Palazzo Reale e abbiamo visto alcuni tra i più bei capolavori delle correnti artistiche del primo Novecento, in particolare di cubismo e astrattismo. Questo secolo si inaugura con un periodo di grandi discussioni teoriche di velocissime trasformazioni che coinvolgono sia il mondo delle arti sia quello della letteratura: è questa l’età di correnti artistico-letterarie che nascono attorno ad una teorizzazione che in genere viene esposta in uno o più manifesti in cui vengono definiti i fini, le modalità, gli strumenti dell’arte nuova, sempre in polemica con il passato. Questo fenomeno culturale e artistico si sviluppò, come detto, nei primi decenni del Novecento, anche attraverso la nascita di movimenti che, in forme varie e diversificate, possono essere definiti avanguardie.
Cubismo e astrattismo diventano i rivoluzionari indirizzi delle arti figurative, ai quali in letteratura si affiancano, contemporaneamente o successivamente, il futurismo, il dadaismo e il surrealismo.
Nel campo delle arti figurative, tra il 1908 e il 1909 Pablo Picasso, Marcel Duchamp e George Braque diedero vita al movimento che prese il nome di cubismo. Raccogliendo la lezione dei grandi maestri delle generazioni precedenti (Van Gogh, Cezanne, Matisse) il cubismo diede il via al più profondo rinnovamento che la pittura conobbe in epoca moderna, basato sul concetto che occorreva superare la realtà per spingersi verso un’interpretazione che prevedeva la scomposizione dell’oggetto rappresentato. L’evoluzione artistica vede, in Braque, un parallelismo con Picasso, ma mentre Picasso immagina la rottura violenta, Braque adotta il rigore e il metodo. La formazione di Braque si fonda soprattutto sulle idee di Cezanne e sul fascino per la scultura africana. Ed è singolare vedere che la ricerca dell’artista francese è profondamente segnata da questi due interessi, apparentemente molto distanti. Secondo le teorie dei pittori cubisti, lo spazio è insignificante, le grandezze importanti sono solo larghezza e altezza, e non la profondità che viene rappresentata dai cubisti con alcuni segmenti obliqui per la profondità e curvi per i volumi. Le opere di Braque che abbiamo visto in occasione dell’inaugurazione della mostra “Dalla Scapigliatura al Futurismo” a Palazzo Reale sono particolarmente significative e, di queste, una di particolare interesse è la “Natura morta con asso di fiori” in cui sono presenti tutti i criteri del cubismo: in quest’opera sono rappresentati alcuni oggetti posati su un tavolo, tra i quali una mela, un grappolo d’uva e una carta da gioco e lo spazio intorno è sfuocato, frammentato. È un’opera a due dimensioni, la profondità è data da linee oblique e archi. Veramente un’opera dallo spessore artistico notevole, indicata da tutti come un vero capolavoro.
L’astrattismo nasce intorno al 1910 in diverse parti d’Europa. Nel 1912 Vasilij Kandinskij, un giovane russo trasferitosi in Germania, pubblicò “L’elemento spirituale nell’arte”, libro nel quale sosteneva che il pittore doveva smettere di ricorrere all’oggetto rappresentato come mediazione dell’espressione della propria personalità: il colore doveva essere usato come il musicista usa le note, senza alcuna preoccupazione di raffigurare altro che il proprio sentimento e il proprio Io. Era questo l’atto di nascita dell’astrattismo, una delle più rilevanti tendenze dell’arte novecentesca.
Kandinskij vuole sottolineare, nelle sue opere, il mondo dell’infanzia, cioè quello stato d’animo in cui ogni cosa appare affascinante e magica. Solo così l’artista può recuperare un rapporto immediato e vero con la natura, con il mondo. L’astrattismo di Kandinskij è, come si vede nell’opera “Piccoli piaceri”, una ricerca di sensazioni immediate, in una ricerca di sentimenti che lo avvicinano alla dimensione spirituale. L’opera in esame è dipinta solo un anno dopo la pubblicazione del libro “L’elemento spirituale nell’arte” e contiene l’idea che, in essa, il pittore “poteva lasciarsi andare e spargere alcuni piccoli divertimenti sulla tela”. Da un occhio inesperto il dipinto potrebbe essere giudicato come un insieme caotico di colori e di segni, ma è sufficiente osservare le varie tipologie di metodi di pittura utilizzati per capire la complessità e lo spessore artistico dell’opera. E ogni pennellata ricorda l’armonia di note e colori, le sensazioni proprie dell’artista, in un andamento curvilineo in cui spiccano le linee nette del paesaggio centrale. Quest’opera ha avuto giudizi lusinghieri da parte di tutti i critici presenti all’inaugurazione della mostra.
Dall’analisi delle due opere si può vedere la diversità della visione dell’arte, secondo i canoni dettati dai rispettivi movimenti artistici attraverso dei percorsi caratterizzati dagli elementi originali e tipici delle due scuole; ma anche la comune ricerca di rimettere in discussione i modi di concepire l’arte e la cultura, in aperta polemica con le concezioni del secolo precedente. Le sensazioni che nascono dalla visione delle opere di Braque e di Kandinskij sono profonde e mai banali, e la stessa comprensione dell’opera è legata alla conoscenza del “manifesto” dei due movimenti. Altrimenti, per l’occhio inesperto diventa, purtroppo, solamente una visione caotica e senza significato.